FINESTRA + sostenibile: il racconto di una giornata dedicata al futuro del serramento
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F +, il primo progetto nazionale dedicato al serramento sostenibile

FINESTRA + sostenibile: il racconto di una giornata dedicata al futuro del serramento

F +, il primo progetto nazionale dedicato al serramento sostenibile

Marta Sedino

Laureata in Economia, Arts Management, Progettazione europea. Svolge attività di progettazione culturale, comunicazione e fund-raising per diverse realtà del settore artistico-culturale, con un occhio di riguardo alle aree interne del paese.

Consorzio LegnoLegno, in collaborazione con i suoi partner, appartenenti a diverse fasi della filiera del legno (Finiture, DDX, CloudFabric, Sayerlack, Sherwin – Williams, Swisspacer, Fantacci, Mungo, Working Process, Gilardi, Saint – Gobain e Entra) ha organizzato l’evento di lancio di Finestra + nella bellissima cornice dell’H-Farm di Roncade, un’oasi immersa nel verde e primo incubatore di start-up in Europa.


Quale luogo migliore per accogliere i destinatari del progetto – i serramentisti – e parlare loro di un tema tanto importante come la sostenibilità?

Sostenibilità che in sé contiene il tema importantissimo dell’innovazione, necessaria alle PMI del settore non solo per sopravvivere, ma anche per cogliere nuove opportunità in un contesto di rapidi cambiamenti.

Alla chiamata hanno risposto in molti: circa cento i presenti, fra cui alcuni giovani rappresentanti della terza generazione aziendale, particolarmente sensibili al tema.

La sfida maggiore della giornata è stata quella di chiarire il fumoso concetto di sostenibilità nella sua concretezza e multidimensionalità (ambientale, sociale e di governance), farne percepire i numerosi vantaggi (dalla reputazione aziendale, alla capacità di innovare e migliorare le performance, attrarre talenti e capitale, incrementare la coesione interna e creare valore condiviso) e trasmetterlo come elemento prioritario da integrare nelle politiche aziendali.

Tutto ciò ad una platea di imprenditori che, partendo da zero, si sono fatti strada in un mercato territoriale estremamente competitivo e che, pur avendo introdotto negli anni importanti elementi di innovazione di prodotto e di processo, non hanno piena coscienza di come questi siano strettamente connessi al tema della sostenibilità.

Di conseguenza, scarsi sono gli investimenti in strumenti per misurare e comunicare ai propri stakeholders il proprio impegno in tal senso. Date le circostanze con cui le PMI italiane, in tempi brevi, dovranno scontrarsi, è necessario un accompagnamento nel processo di presa di coscienza e metabolizzazione della sostenibilità non solo come investimento necessario, ma anche come opportunità di crescita e vantaggio competitivo.

Questa è la principale missione del Consorzio LegnoLegno.

evento 15_06-41 Finestra +

Stefano Mora, relatore dell’evento, ha rotto il ghiaccio accennando ad Alex Bellini, noto esploratore italiano, che da sempre sostiene che per ripulire i mari bisogna iniziare dai fiumi, principali condotti di inquinamento.

Un esempio calzante per far capire ai serramentisti l’importanza di adottare una logica non orientata al prodotto finale ma all’intera filiera, a partire dal reperimento delle materie prime. Ha poi offerto una carrellata di informazioni pratiche relative ai futuri scenari di mercato, dalle Direttive Europee, alle future prestazioni energetiche richieste da progettisti e pubblica amministrazione, all’introduzione di nuovi standard di valutazione (ESG, economia circolare), alle strategie da mettere in atto per farsi riconoscere sul mercato e orientare le scelte di progettisti e consumatori.


Nello specifico, ha riportato delle stime allarmanti, a livello europeo, sugli edifici, responsabili del 40% del consumo di energia, del 36% delle emissioni di gas a effetto serra e dell’80% dell’energia necessaria alle famiglie per il riscaldamento, il raffreddamento e la produzione di ACS (acqua calda sanitaria). Il serramento rappresenta parte dell’involucro di un edificio ed è perciò primariamente chiamato in causa.


Data la gravità della situazione, si stanno sempre più diffondendo strategie di mitigazione e contrasto: dalle certificazioni ambientali degli edifici, spesso adottate volontariamente dai costruttori per tutelare i propri investimenti, all’introduzione dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) per l’edilizia in Italia.

Tutto ciò sta comportando l’entrata in vigore di protocolli e gare d’appalto basate su meccanismi premianti nei confronti dei fornitori/appaltanti con migliori prestazioni ambientali. La questione si fa particolarmente interessante in questo speciale periodo storico, dove la Pubblica Amministrazione dispone degli ingenti fondi del PNRR.

A livello europeo, la direttiva “Case Green”, da poco approvata dalle CE, prevederà una nuova ondata di ristrutturazioni (2030-2050) basate non solo su criteri di risparmio energetico ma su un nuovo sistema di certificazione energetica che andrà a misurare gli impatti delle costruzioni rispetto al riscaldamento globale.


Anche gli aspetti finanziari saranno investiti da quest’ondata di cambiamento e questo è un dato assolutamente non trascurabile da parte dei serramentisti: secondo specifiche direttive, verranno ridotti gli spazi per i mutui destinati ad acquistare o a riqualificare le case a prestazione energetica peggiore.

Viene da sé che gli acquirenti saranno “obbligati” ad acquistare case a prestazioni energetiche elevate per poter accedere ai mutui, e questo comporterà conseguenze dirette sui progettisti e quindi sui serramentisti.


Come adattarsi – e anticipare – i nuovi scenari di mercato in tempi relativamente rapidi? Dimostrando la propria prestazione ambientale, che altro non può essere se non un numero, misurabile, quantificabile, paragonabile. Un benchmark di riferimento rispetto al quale l’azienda possa prendere coscienza della propria performance attuale e futura.


Lo strumento più diffuso è l’EDP, la dichiarazione ambientale di prodotto – sottoposta a un controllo indipendente – che permette di quantificare gli impatti ambientali associati al ciclo di vita del prodotto (tramite metodologia LCA – Life Cycle Assessment). LegnoLegno offre ai serramentisti due possibilità per ottenere tale certificazione: la misurazione per singola azienda o per gruppi di aziende.

Quest’ultima possibilità è vantaggiosa, non solo per ottimizzare i costi, ma soprattutto per permettere la costruzione di un tool validato in cui inserire i dati delle singole aziende campionate e generare singoli EDP fra loro confrontabili.


Tutto chiaro?


La visione di LegnoLegno va però ben oltre l’illustrazione di scenari e strategie: l’evento a Roncade non è una tantum ma vuole essere il primo di tanti altri momenti, organizzati in varie parti d’Italia, che siano occasioni di confronto e networking fra le varie aziende della filiera del legno. In un settore molto fragmentato e poco coeso nella sua risposta al mercato, l’unione può fare la forza, passando da una logica di competizione a una di collaborazione.

Marta Sedino è laureata in Economia, Arts Management, Progettazione europea.
Appassionata di cultura e territorio, collabora con una start-up milanese che promuove e sviluppa progetti di rigenerazione urbana in collaborazione con aziende, istituzioni e terzo settore. Svolge attività di progettazione culturale, comunicazione e fund-raising per diverse realtà del settore artistico-culturale, con un occhio di riguardo alle aree interne del paese.
Ha scritto due edizioni (Sardegna e Veneto) della collana Paesaggio Italia edita da Repubblica e National Geographic e lavora in Finiture in qualità di addetta alla Sostenibilità dell’azienda.



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FINESTRA +

Sostenibilità quale connubio tra design e materiali

BREEAM e la Garderie: il doposcuola della Commissione Europea primato italiano

Eleonora Sablone

Ingegnere edile attiva nel settore della progettazione integrata e sostenibile

Tra qualche giorno mi troverò di fronte a sessanta studenti del primo anno di Architettura della Università D’Annunzio, spiegando loro cosa sono i materiali sostenibili.

In assoluta onestà aprirò il workshop con una doccia fredda: non ci sono materiali sostenibili a priori ma solo progetti sostenibili. La mia fortuna è che questi ragazzi sono già introdotti ad un pensiero sistemico ed olistico dell’architettura grazie all’entusiasmo con cui il Prof. Antonio Basti riesce a rendere accessibili per loro concetti complessi come il Life Cycle Assessment.

THANKS TO

In tre ore e mezza di workshop, però, vorrei accompagnarli nella costruzione di una sintetica mappa mentale – da accrescere in futuro con lo studio e con la pratica professionale – che li guidi nella progettazione di interventi effettivamente sostenibili.

Non mi dispiacerebbe chiudere l’intervento con un “SI PUO’ FARE!” con occhio sgranato come Gene Wilder, ma dubito che questa platea ventenne coglierebbe la citazione di Franckestein Junior.

Resta il fatto che non solo si può fare ma è già stato fatto in numerosi interventi, da ultimo nel caso del “Building 12P” del JRC (Joint Research Centre) della Commissione Europea a Ispra in provincia di Varese.

Il progetto in questione, pensato per il doposcuola dei figli dei dipendenti del JRC, ha ottenuto il 7 Marzo 2023 il Certificato BREEAM di Interim Design con rating EXCELLENT.


Di fatto, la Garderie rappresenta un primato: in Italia è il primo progetto certificato BREEAM nella tipologia “EDUCATION” ed ha il secondo più alto punteggio, quello di 83.1%, mai raggiunto sul territorio nazionale.


Rimando ai box per i dettagli della certificazione, del progetto e del team e, con le parole dell’Ing. Livio Radini, vi conduco al focus di questa riflessione:

È stata una esperienza molto importante per il nostro gruppo di lavoro che ci ha fatto apprezzare una nuova modalità di progettazione. Ringrazio tutti i progettisti che hanno partecipato, in particolare il BREEAM AP Ing. Eleonora Sablone e il Project Team Manager Arch. Eftychia Moskachlaidi. A partire dalle richieste del Centro JRC di Ispra per la progettazione della Nuova Garderie, seguire il protocollo BREEAM ha portato ad una progettazione di alta qualità, alla realizzazione di ambienti molto confortevoli sia per i futuri utenti che per la gestione della manutenzione dell’edificio oltre ad essere un progetto sostenibile da tutti i punti di vista e con particolare attenzione all’ambiente”.


Nella sostanza, il protocollo BREEAM ha rappresentato una metodologia applicativa a supporto dei tecnici e della Committenza nel dare un peso ambientale, sociale ed economico ad ogni scelta progettuale, di fatto obbligando ad una integrazione costante e iterativa tutti i responsabili delle diverse discipline (architettura, strutture, impianti, acustica, ecologia, ecc.) con anche i referenti della gestione manutentiva e della conduzione operativa (responsabili scolastici, della mensa, dei servizi accessori e di trasporto).


È infatti la cooperazione dei diversi stakeholder e la capacità di gestire il progetto in termini di Life Cycle Cost e Life Cycle Assessment, tramite anche il BREEAM, ciò che ha maggiormente colpito la Project Manager Eftychia Moskachlaidi:


I servizi della Commissione Europea, e in particolare il JRC, rispettano lo schema EMAS. In questo contesto, anche i progetti di nuovi edifici ad ampia scala, sono sviluppati con il protocollo BREEAM. Il progetto si allinea anche con il Nuovo Bauhaus Europeo, iniziativa varata nel 2020 dalla stessa Commissione, per contribuire alla realizzazione del Green Deal europeo, che combina i valori di sostenibilità, accessibilità ed estetica. Il contributo dei futuri utenti (corpo docente della Garderie) e le procedure già in essere dei diversi servizi interni di gestione del Sito di Ispra (manutenzione, gestione impianti, verde, sicurezza e rifiuti) è stato fondamentale, in quanto ci ha permesso di ottenere risultati oltre i nostri obiettivi iniziali su diverse categorie e raggiungere il massimo dei crediti previsti per la sezione Management del protocollo BREEAM.
Questa metodologia, sebbene impegnativa, si dimostra ricompensante portandoci verso costruzioni sempre più sostenibili”.


Tramite alcune best practice proprie del protocollo, sono stati applicati i macro concetti della sostenibilità sia alle scelte dei materiali che al design ed alla programmazione del cantiere.


Da una parte, infatti, si è definito un Sustainable Procurement Plan ovvero una selezione sostenibile dei materiali, incentrata sui concetti basilari della triple bottom line ovvero Planet, People e Profit.

Il protocollo BREEAM

BREEAM è il protocollo britannico di sostenibilità che dal 1990 ha raggiunto più di 70 paesi in tutto il mondo con più di 200,000 edifici certificati ed oltre 1 milione di edifici registrati, ossia in corso di certificazione.

In Italia gli edifici di nuova costruzione certificati sono 46 su un numero complessivo di 531 certificazioni.

Acronimo di BRE Environmental Assessment Method, la certificazione BREEAM spazia dal settore residenziale a quello commerciale, dalle scuole al retail, dagli uffici ai penitenziari e persegue l’analisi e la valutazione delle categorie tematiche di seguito riportate a cui vengono assegnati dei crediti in base al livello di performance.

Il punteggio ottenuto in ogni categoria viene poi ponderato per rispecchiare l’effettiva importanza di ogni categoria. I punteggi ponderati vengono combinati e il punteggio finale tradotto in una valutazione: Pass, Good, Very Good, Excellent or Outstanding.

CATEGORIE TEMATICHE BREEAM:
• Health & Wellbeing: gestione, monitoraggio e miglioramento del comfort e del benessere degli occupanti dell’edificio, dei visitatori ed altri utilizzatori.

• Energy: gestione e monitoraggio dei consumi energetici e promozione dell’uso di impianti e tecnologie in grado di supportare l’uso e la gestione sostenibile dell’energia nell’ambito dell’immobile.

• Water: gestione e monitoraggio dei consumi idrici nella operatività dell’immobile e dell’intero sito su cui insiste per favorire un consumo idrico sostenibile.

• Materials: gestione e monitoraggio dell’impatto ambientale degli acquisti; identificazione dei rischi che l’immobile stesso e i suoi occupanti possono correre in riferimento alla sicurezza, all’incendio e altri eventi naturali.

• Land Use & Ecology: gestione e monitoraggio dell’impatto che le attività svolte nell’immobile hanno sull’ambiente locale e promozione dell’uso sostenibile dei terreni, la protezione o la creazione ex novo di aree di habitat per flora e fauna.

• Pollution: prevenzione, gestione, monitoraggio e controllo dell’inquinamento associato alla posizione e all’operatività dell’immobile.

• Transport: implementazione e riconoscimento di politiche che registrino l’impatto collegato ai sistemi di trasporto, alla prossimità o meno a infrastrutture per il tempo libero, e potenziamento della possibilità per gli utilizzatori dell’immobile di utilizzare mezzi alternativi di trasporto.

• Waste: promozione e riconoscimento di politiche e sistemi che portino alla riduzione della produzione di rifiuti, ed al contempo aumentino i livelli raggiunti in termini di separazione e riciclaggio degli stessi.

• Management: promozione dell’adozione di pratiche di gestione sostenibili relative ad attività operative tipicamente ospitate nell’edificio, per assicurare che vengano stabiliti, monitorati ed aggiornati regolarmente ambiziosi obiettivi di sostenibilità.

<10% Unclassified
10% Acceptable ✭✫✫✫✫✫
25% Pass ✭✭✫✫✫✫
40% Good ✭✭✭✫✫✫
55% Very Good ✭✭✭✭✫✫
70% Excellent ✭✭✭✭✭✫
85% Outstanding ✭✭✭✭✭✭

La selezione per tanto è avvenuta ponendo attenzione

  • agli aspetti ambientali in termini di uso delle risorse ed economia circolare (materiali ad alto contenuto di riciclato, con performance di durabilità superiori), in termini di responsabilità del produttore (materiali derivanti da processi certificati EMAS, ISO 14001, FSC, PEFC, CSC, etc) ed anche in termini di impatti e trasparenza (EPD, C2C, etc);
  • agli aspetti sociali in riferimento agli effetti sulla sicurezza in fase di posa ma anche in riferimento alla salubrità e sicurezza nel tempo, ovvero vietando le sostanze pericolose e imponendo materiali con bassa emissività VOC e trasparenza degli ingredienti certificata;
  • ed infine anche alle ricadute economiche in termini di durabilità, manutentabilità e garanzie.

Come anticipato, un progetto, se pur costituito di soli materiali a basso impatto ambientale, salubri e durevoli, non può dirsi sostenibile a meno che anche il design non sia stato sviluppato sui medesimi concetti e con il supporto di analisi iterative di Life Cycle Costing (LCC) e Life Cycle Assessment (LCA).


Gli impatti ambientali dell’opera sono stati ridotti al minimo a partire dalla progettazione funzionale degli spazi, quindi in fase di concept, quando l’Architetto ha indagato il quadro esigenziale insieme al corpo docente della Garderie. In piena conformità ad alcuni criteri del protocollo BREEAM, il piano terra, e l’insieme di tutte le funzioni che lo compongono, ruota intorno a due concetti di permeabilità degli spazi, che si concretizza nella facilità di raggiungere ogni ambiente, e di flessibilità degli stessi, che si manifesta nella possibilità di generare una grande agorà intorno alla chiostra interna grazie alla movimentazione di pareti mobili impacchettabili tra la sala lettura ed il laboratorio di teatro.

Inoltre, le aule di piano sono separate a blocchi di due con pareti mobili in modo da poterle unire secondo le necessità didattiche.

Infine, il grande open space, connettivo dell’interno piano, potrà essere utilizzato sia per le attività ludiche dei bambini che come mensa.

Quanto sopra ha garantito un gran risparmio di superficie costruita e quindi di impatti ambientali ed economici associati, assicurando comunque tutte le funzioni richieste dalla utenza.

Lo sforzo progettuale è andato oltre la fase di concept e, nel definitivo e nell’esecutivo, sono state indagate diverse soluzioni costruttive e tecnologiche sia in termini di carbon footprint che di costi di costruzione, gestione e manutenzione.

Il team ha abbracciato i temi della economia circolare, della riduzione del consumo di risorse, andando a garantire scelte finali valutate anche in termini di “material efficiency” ed di disassemblabilità.

Gli spazi, se pur pensati per la totale flessibilità, garantiscono il massimo grado di qualità ambientale interna, partendo certamente dagli aspetti di “view out” ovvero di connessione visiva con l’esterno, di illuminamento naturale, di acustica. Per questa ragione, le aule si affacciano principalmente sul lato sud-ovest dove, pur garantendo ai bambini un affaccio sulla distesa di verde prospiciente, l’irraggiamento solare soprattutto estivo può essere mitigato facilmente con elementi frangisole orizzontali.


Anche le soluzioni impiantistiche hanno seguito la medesima logica. L’Ing. Andrea Piazzini, infatti, afferma: “Per la prima volta mi sono approcciato come progettista al protocollo di certificazione BREEAM, un’esperienza che posso giudicare estremamente positiva.

Il mercato italiano è ancora scarsamente abituato al monitoraggio delle prestazioni globali dell’edificio; prestazioni che non devono riguardare strettamente i consumi energetici ma anche tutto l’approccio di gestione dell’energia, la salute e benessere, i trasporti, l’uso dei materiali, del suolo, la gestione dei rifiuti, la manutenzione, ecc. Un edificio certificato BREEAM risulta sicuramente più economico nella gestione rispetto a quelli non certificati. La certificazione BREEAM consente non solo un risparmio energetico, ma anche un approccio alla sostenibilità ambientale a 360°, una garanzia di benessere delle persone e della conservazione delle risorse naturali”.


Nella fattispecie, l’edificio è dotato di sistemi che oltre la massima efficienza ed una importante produzione di energia da fonti rinnovabili tramite fotovoltaico, permettono la massima flessibilità e di fatto sono pronti anche gli effetti a lungo termine del cambiamento climatico e dell’innalzamento delle temperature di cui saremo testimoni, nostro malgrado, nei prossimi decenni.


La climatizzazione invernale è gestita tramite sistema radiante a pavimento alimentato da pompa di calore idronica, realizzato con collettori di distribuzione ognuno dei quali dotato di testina termostatiche per la regolazione ambiente per ambiente.

La climatizzazione nel periodo estivo sarà assicurata da un sistema ad espansione diretta, a volume di refrigerante variabile a recupero di calore. Il VRV sarà dotato di circuito secondario idronico con modulo intermedio ad alta temperatura gas/acqua, che permetterà di avere a disposizione acqua tecnica ad alta temperatura utile per la produzione di acqua calda sanitaria e per le batterie di post riscaldamento delle due centrali di trattamento aria.


I due impianti sono pensati come back-up l’uno dell’altro. In caso di blocco o mal funzionamento della pompa di calore, oppure in caso di esigenze estreme, è prevista sia la possibilità di utilizzare il circuito idronico del VRV per produrre acqua calda per il radiante, sia la possibilità di utilizzare direttamente il sistema VRV come impianto di riscaldamento.


In estate, invece, qualora sia fermo il sistema VRV o in aggiunta ad esso in caso di ondate di calore anomale, potrà essere utilizzata la pompa di calore tramite il radiante per effettuare un raffrescamento degli ambienti, con controllo di umidità attribuito alle centrali di trattamento aria.


Tale soluzione, studiata da tutto il team di lavoro anche in termini di ricadute economiche, garantisce il massimo comfort anche in situazioni estreme. Sottolinea l’ing. Paolo Sarti che “ il BREEAM è uno strumento che favorisce il confronto fra i progettisti per l’individuazione della miglior scelta costi-benefici da prendere nei diversi aspetti che richiede una corretta progettazione”.


Torno di nuovo a pensare agli studenti che incontrerò a giorni e a come potrò spiegare loro che il mercato dell’edilizia ha bisogno non solo di soluzioni, strategie e materiali innovativi ma anche di grande trasparenza. La sfida climatica che ci troviamo ad affrontare è tale da obbligare tutti gli stakeholder a fornire evidenza dell’impegno e dell’efficacia delle soluzioni che vengono proposte con lucidità, semplicità e con dati quantitativi certificati.

Ed è sul tema della trasparenza, della “assurance” anche di parte terza, della quantificazione tramite metodologie strutturate internazionali che la riflessione sui materiali si sovrappone perfettamente alla riflessione sul progetto. Nel caso della Garderie, infatti, sono richiesti materiali con prestazioni ambientali trasparenti e certificate, quindi dotati di EPD – Enviromental Product Declaration.

E, sempre nel medesimo caso, tutte le soluzioni progettuali, dalla fase di concept fino all’esecutivo sono state valutate in termini di LCA e LCC.

La sintesi di questa esperienza, è nelle parole dell’Arch. Elisabetta Palumbo:


L’applicazione degli strumenti Life Cycle Assessment (LCA) e LCC (Life Cycle Costing) secondo il BREEAM è stata un’opportunità estremamente utile per dimostrare come l’implementazione di protocolli energetico-ambientali possa rappresentare uno strumento di aiuto e indirizzo volto a effettuare scelte consapevoli, per i progettisti, per la committenza, e per tutti gli stakeholder coinvolti nel processo progettuale.

Questo vale soprattutto in contesti complessi come quello dell’edilizia, e nello specifico di un progetto di spazi condivisi per la formazione.

Il caso della Garderie ha confermato che strumenti di calcolo degli impatti ambientali ed economici nel ciclo di vita della costruzione, quali LCA e la LCC, possono e dovrebbero configurarsi come mezzi di “miglioramento” delle performance ambientali ed economiche già nelle fasi iniziali del progetto, prima ancora di essere valutazioni analitiche e di verifica. La possibilità di applicare tale tipologia di analisi in una fase progettuale iniziale, come è stata la Garderie, ha confermato, in linea con la letteratura, che l’ottimizzazione e lo sviluppo di strategie per migliorare la sostenibilità ambientale ed economica di un manufatto risulta efficace solo se condotta a un simile livello di conoscenza del progetto.

Inoltre, in condivisione con la committenza JCR, la valutazione è stata estesa al confronto con il framework europeo Level(s) sviluppato dalla stessa Commissione Europea con il fine di armonizzare l’applicazione dei metodi Life Cycle-based in ambito europeo. La comparazione tra gli esiti dal protocollo BREEAM a quello con Level(s) ha messo in luce la grande assonanza tra i due sistemi, evidenziando come il sistema di origine UK utilizzi e si basi su un robusto approccio LCA e LCC”.

Il progetto e il team

La Garderie si articola su due livelli oltre la copertura:

il piano terra – con una superficie utile di circa 1511 mq – dove si trovano l’ingresso, l’open space, le aule con i loro servizi dedicati, la sala lettura, l’area amministrativa dei docenti, i laboratori di cucina, arte e teatro, diversi locali di servizio e i connettivi per l’accesso al piano inferiore.
L’insieme è collegato con l’area sportiva e lo spazio gioco all’aperto.

il piano -1 (parzialmente contro terra) – con una superficie utile di circa 517 mq – dove si trovano le aule dei ragazzi grandi, i locali tecnici, l’area di lavaggio/stoccaggio del servizio mensa e l’area relax del personale e ulteriori locali di servizio.

la copertura – per complessivi circa 1600 mq utili – ripartiti in verde estensivo sedum (circa 760 mq.), percorsi per la manutenzione in ghiaia, area impianti meccanici, impianto fotovoltaico, lucernai e pensiline esterne.

PROJECT MANAGEMENT
European Commission – Joint Research Centre – Support Services – Unit JRC.R.I.4
Infrastructure
Project manager: Arch. Eftychia Moskachlaidi
Group Leader: Arch. Alejandro Massaro Lattuada
Assistant mechanical system and Internal Commissioning Manager: Ing. Maria Voutsina
Assistant electrical system and Internal Commissioning Manager: Ing. Alice Loeschner

PROGETTAZIONE
CONSORZIO RETE costituito da ALPINA SPA, VEGA ENGINEERING SRL, SINTECNICA
ENGINEERING SRL
Progettista: Dott. Ing. Livio Radini (VEGA ENGINEERING SRL)
Responsabile Coordinamento: Ing. Paolo Sarti
Architettura: Arch. Alessandro Caponi
Strutture: Ing. Alberto Perdomi
Impianti Meccanici: Ing. Andrea Piazzini
Impianti Elettrici: Per. Ind. Nicola Orlandini
Antincendio: Ing. Massimo Capperi
Sicurezza: Ing. Errore Gerlando

PRESTAZIONI SPECIALISTICHE
Uso del suolo ed ecologia (SQE): Biol. Guido Brusa
Geologia: Geol. Fabio Zanella
Acustica (SQA): Microbel srl Ing. Franco Bertellino
BREEAM AP ed ASSESSOR: Ing. Eleonora Sablone
LCA e LCC: Arch.-Ph.D Elisabetta Palumbo, Arch. Bernardette Soust- Verdaguer, Arch.CHIARA Panozzo



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FINESTRA +

Una filiera sostenibile del legno grazie alla certificazione FSC®

La certificazione che permette di tracciare la provenienza della materia prima, garantendo una maggiore trasparenza delle filiere e contrastando fenomeni di deforestazione e tagli illegali.

ANDRÉS ORTOLANO TABOLACCI

CoC technical Manager FSC Italia

La certificazione permette di tracciare la provenienza della materia prima, garantendo una maggiore trasparenza delle filiere e contrastando fenomeni di deforestazione e tagli illegali.

Ma non solo: è anche uno strumento di mercato sempre più riconosciuto e apprezzato dai consumatori.

THANKS TO

Il legno è tra i materiali di origine naturale più belli e sostenibili: al mondo ne esistono più di 100.000 specie, con differenti colori, caratteristiche e usi. Secondo quanto riportato nel “Primo rapporto nazionale sullo stato delle foreste e del settore forestale”, pubblicato nel 2019, il nostro Paese ne è tra i maggiori importatori europei (terzo per l’esattezza, dopo Regno Unito e Germania); ciò equivale a più di 20 milioni di tonnellate di materiale importato ogni anno, spesso anche da Paesi extraeuropei, ovvero l’80% del fabbisogno dell’industria nazionale. Il restante 20% deriva per lo più da produzione interna e riciclo.


Queste tre categorie di input – legno importato, locale o riciclato – hanno sicuramente delle potenzialità (pensiamo ad esempio al recupero di legno post consumo per alimentare filiere circolari), ma presentano anche dei rischi; primo fra tutti quello di alimentare la deforestazione e il degrado di aree naturali. Per assicurare la provenienza sostenibile e legale della materia prima forestale, il Forest Stewardship Council® (FSC), ONG internazionale attiva da 30 anni nella promozione della gestione forestale responsabile, ha costituito un sistema di certificazione basato su standard volontari, capace di verificare la provenienza e il percorso della materia prima lungo tutta la filiera di lavorazione e commercializzazione.


I principali standard di questo sistema sono due: la certificazione di Gestione Forestale, che assicura che una foresta o una piantagione forestale siano gestite nel rispetto di rigorosi standard ambientali, sociali ed economici, e la certificazione di Catena di Custodia, che garantisce la rintracciabilità dei materiali provenienti da foreste certificate, ed è indispensabile per poter applicare le etichette FSC sui prodotti.

Come funziona la Catena di Custodia

La certificazione della Catena di Custodia (in inglese Chain of Custody o CoC) è il sistema attraverso cui FSC verifica che i materiali di origine forestale, come legno, carta o altri derivati della cellulosa, siano prodotti secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici e siano utilizzati in modo trasparente lungo tutta la filiera, dalla foresta fino al prodotto finito.

Per ricevere questa certificazione, l’azienda deve mettere a punto un sistema di gestione che garantisca, ad esempio, che i materiali di origine forestale utilizzati (in parte o in tutta la produzione) sono certificati FSC; che il materiale certificato viene identificato e tracciato durante i processi di produzione e distribuzione, e che viene stoccato in modo tale da non essere mescolato con input non certificati; che tutti i documenti e le registrazioni relativi alla produzione, all’acquisto e alla vendita di prodotti certificati sono conservati e resi disponibili durante le visite ispettive. Dal 2021 inoltre, con l’integrazione dei criteri dell’International Labour Organization (ILO), alle aziende certificate viene chiesto di soddisfare alcuni requisiti sui diritti fondamentali del lavoro, tra cui l’assenza di lavoro minorile o forzato, di discriminazioni nell’impiego e nell’occupazione, la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva.

Tutti questi aspetti vengono valutati durante la visita ispettiva di un rappresentante dell’Ente di Certificazione, ovvero dell’organo autorizzato al rilascio della certificazione (quelli attivi in Italia sono poco meno di 20): quello di FSC infatti è definito come sistema di parte terza, e prevede quindi una separazione netta tra ente regolatore (FSC) e controllore (Enti di Certificazione).

Se tutti i requisiti citati qui sopra sono soddisfatti, allora l’azienda otterrà un certificato FSC ed un codice unico, validi per 5 anni e con possibilità di rinnovo, che permetteranno – tra le altre cose – di apporre l’etichetta FSC sui prodotti finiti, e far sapere così che i materiali utilizzati durante la produzione hanno soddisfatto i requisiti di Catena di Custodia in ogni fase della catena di fornitura, dall’approvvigionamento alla distribuzione.

La certificazione FSC nel settore porte e infissi

L’Italia è il primo Paese in Europa e il secondo al mondo per numero di certificati di filiera attivi: i dati aggiornati a Marzo 2023 contano infatti 3.340 certificati, di cui 136 operanti nella produzione di porte, finestre e infissi, e un totale di oltre 4.200 siti produttivi concentrati soprattutto in Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Basilicata, Campania e Puglia.

Secondo i dati di una ricerca condotta da FSC International nel 2022, il 77% delle aziende intervistate si dice soddisfatto della certificazione, mentre il 90% dichiara di voler rinnovare la certificazione. Non solo: FSC risulta essere ancora il marchio di certificazione forestale più conosciuto e apprezzato, con una riconoscibilità cresciuta di ben 10 punti percentuali rispetto al 2017.



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FINESTRA +

Cosa sono i criteri ESG e come integrarli in azienda

Enviromental Social and Governance – ESG omplica un maggiore utilizzo dei sistemi di gestione aziendali, trasparenza e garanzia per i clienti, fornitori e stakeholders

ANDREA BARATTI

Dottore commercialista e revisore contabile presso Studio Baratti.

L’approccio Enviromental Social and Governance – ESG implica per le imprese un sempre maggiore utilizzo dei sistemi di gestione aziendali nell’ottica della massima trasparenza e garanzia per i clienti e i fornitori e, in generale, per tutte le parti interessate (stakeholders).

Il termine “sostenibilità” ormai è entrato nel gergo comune delle imprese. L’acronimo ESG (Environmental, Social and Governance) oscuro fino a qualche anno fa è la sigla distintiva di ogni operazione di rilancio aziendale.

L’acronimo ESG si riferisce alle tre principali aree di valutazione che le aziende possono considerare quando si tratta di sostenibilità e responsabilità sociale:

THANKS TO

L’ambiente (Environmental) si riferisce alla valutazione delle prestazioni dell’azienda in relazione alla sostenibilità ambientale; ciò include la riduzione dell’impatto ambientale delle attività dell’azienda, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la gestione dei rifiuti, la tutela delle risorse naturali e la transizione verso fonti di energia pulita e rinnovabile;

La società (Social) si riferisce alla valutazione delle prestazioni dell’azienda in relazione alla sua responsabilità sociale; ciò include l’impatto dell’azienda sulle comunità in cui opera, la tutela dei diritti umani, la diversità e l’inclusione, la salute e la sicurezza dei dipendenti e dei clienti, e l’impatto sociale delle attività dell’azienda;

• La governance (Governance) si riferisce alla valutazione della gestione aziendale e del comportamento etico dell’azienda; ciò include la trasparenza e la responsabilità nella gestione dell’azienda, l’indipendenza dei membri del consiglio di amministrazione, la tutela dei diritti degli azionisti, la gestione dei conflitti di interesse e la lotta alla corruzione.


In sintesi, ESG rappresenta una valutazione a 360 gradi della performance dell’azienda in termini di sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e buon governo aziendale.

Le aziende che adottano una strategia ESG possono beneficiare di una maggiore reputazione, di un accesso al capitale migliorato e di un rischio ridotto in un contesto di rapido cambiamento ambientale, sociale e politico.


La qualità di questo approccio può essere di tipo in obbligatorio e volontario.


Obbligatorio, per esempio, in merito all’approccio delineato nei decreti legislativi 231/2001 (responsabilità penale delle aziende) e 254/2016 (obbligo di rendicontazione non finanziaria).

In Italia, il bilancio di sostenibilità non è obbligatorio per tutte le aziende. Tuttavia, l’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità è previsto per alcune categorie di società.

In particolare, le società quotate in borsa italiane e le società quotate nei mercati regolamentati dell’Unione Europea con sede in Italia. Inoltre, per le società quotate in borsa, l’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità è disciplinato anche dal Regolamento (UE) n. 2017/1184, che richiede alle società quotate in borsa dell’Unione Europea con più di 500 dipendenti di fornire informazioni sulle politiche, gli obiettivi e i risultati relativi a questioni ambientali, sociali e di governance.

L’approccio volontario passa invece per il rispetto di una serie di norme o standard internazionali cui l’azienda volontariamente si obbliga ad aderire.

Gli standard di riferimento che le aziende possono considerare per dimostrare la loro performance ESG ad esempio sono:

• ISO 14001: questa è una certificazione per la gestione ambientale che aiuta le aziende a valutare e gestire l’impatto ambientale delle loro attività; la certificazione ISO 14001 dimostra che l’azienda ha implementato un sistema di gestione ambientale e si impegna a ridurre l’impatto ambientale delle sue attività;

• SA8000: questa è una certificazione per la responsabilità sociale che si concentra sui diritti dei lavoratori, la salute e la sicurezza, e l’etica commerciale; la certificazione SA8000 dimostra che l’azienda si impegna a promuovere condizioni di lavoro eque e dignitose per i propri dipendenti e per quelli dei suoi fornitori;

• GRI Standards: questi sono gli standard di reporting per la sostenibilità più utilizzati al mondo; la Global Reporting Initiative (GRI) aiuta le aziende a pubblicare report sulla sostenibilità e dimostrare il loro impegno per l’ESG attraverso la comunicazione trasparente delle prestazioni;

• UN Global Compact: è un’iniziativa delle Nazioni Unite che aiuta le aziende a integrare i principi di sostenibilità e di diritti umani nelle loro attività e nella loro strategia aziendale; le aziende che aderiscono al Global Compact si impegnano a rispettare 10 principi universali in materia di diritti umani, lavoro, ambiente e anticorruzione.

Questi sono solo alcuni esempi di certificazioni e standard di riferimento che le aziende possono considerare per dimostrare la loro performance ESG.

Tuttavia, è importante notare che la certificazione non è l’unico modo per dimostrare l’impegno per l’ESG e la sostenibilità. Le aziende possono adottare diverse strategie per dimostrare la loro performance ESG, come ad esempio la pubblicazione di report sulla sostenibilità, l’adesione a iniziative di settore o la partecipazione a progetti collaborativi con altri stakeholder.

Non si tratta solo di marketing o, peggio, di greenwashing, ma di un approccio ben più profondo che parte da un ripensamento dei principi che stanno alla base di ogni sviluppo solido e duraturo di qualunque impresa a prescindere dal settore di appartenenza e dalla dimensione.

Tuttavia, è importante notare che alcune delle certificazioni ESG e dei rating di sostenibilità richiedono la disponibilità di informazioni e di dati dettagliati sulle prestazioni ESG dell’azienda, che possono essere più facilmente ottenuti dalle grandi aziende che hanno maggiori risorse a disposizione.

In ogni caso, la dimensione dell’azienda non dovrebbe rappresentare un limite per l’adozione di pratiche ESG e per la gestione sostenibile delle proprie attività.
Anzi, anche le piccole e medie imprese possono trarre beneficio dall’adozione di un approccio ESG, ad esempio attraverso la riduzione dei costi operativi e l’accesso a nuovi mercati e opportunità di finanziamento.

Essere certificati come azienda ESG può offrire diversi vantaggi e valore aggiunto per un’azienda, tra cui:
Miglior reputazione e immagine aziendale: l’essere certificati come azienda ESG può dimostrare l’impegno dell’azienda verso la sostenibilità e la responsabilità sociale, migliorando la sua reputazione e immagine aziendale;

• Accesso a nuovi mercati e clienti: le aziende ESG possono accedere a nuovi mercati e clienti orientati alla sostenibilità, che cercano prodotti e servizi forniti da aziende con una forte attenzione alla sostenibilità;

• Riduzione dei rischi e dei costi: l’adozione di pratiche ESG può contribuire a ridurre i rischi associati a questioni ambientali, sociali e di governance, riducendo i costi associati a potenziali problemi e sanzioni;

• Miglioramento dell’efficienza e della produttività: l’adozione di pratiche ESG può contribuire a migliorare l’efficienza e la produttività aziendale, ad esempio attraverso la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra;

• Accesso a finanziamenti sostenibili: le aziende ESG possono accedere a finanziamenti e investimenti sostenibili, ad esempio attraverso la partecipazione a programmi di finanziamento e investimento con finalità sociali e ambientali;



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FINESTRA +

UNI 11673-4: la voce del cantiere

Bilancio ed analisi di quanto il Cantiere ha sentenziato in una stagione di prove eseguite in opera.

ANGELO POLENTA

Laboratorio Tecnologico LegnoLegno

Per il Consorzio Legnolegno, l’inizio della primavera rappresenta ormai una sorta di ricorrenza. La fine dell’inverno, periodo in cui per ragioni tecniche si concentrano le prove eseguite in opera, significa bilancio ed analisi di quanto il Cantiere ha sentenziato, nonché valutazioni e confronti con gli analoghi periodi degli anni passati da cui poi spesso nascono le idee su cui lavorare per il futuro.

E non v’è dubbio che questa stagione invernale sia stata estremamente interessante e ricca di spunti, sia dal punto di vista dei meri numeri, sia per le tante riflessioni che da questi numeri possono innescarsi.


La prima sensazione è quella di una indubbia e crescente evoluzione culturale di tutto il comparto riguardo al tema della posa. Ciò non solo rappresenta per noi motivo di soddisfazione professionale, ma ci rende anche orgogliosi per averlo profetizzato” quando tutto il ciclo normativo delle UNI 11673 era agli albori.

THANKS TO

Freud

THANKS TO

Soudal

Da cosa nasce questa sensazione?
Da tantissimi aspetti, e tra questi vogliamo metterne in evidenza tre.

Primo:

Gli installatori sono sempre più formati, conoscono ormai nel dettaglio i prodotti, sanno leggere una scheda tecnica, si interfacciano con i loro fornitori in maniera più attiva e critica.

Hanno le idee più chiare in merito ai ruoli e le responsabilità delle figure.

Discutendo in cantiere, riportano frasi e lessico delle norme.

Tutto questo vuol dire che la formazione non è più percepita come fredda burocrazia, ma come occasione di crescita e distinzione sul mercato. Questa maggiore consapevolezza non può che generare un impatto positivo, a catena, su tutti gli operatori del processo, confezionando per l’utente finale un prodotto/servizio sempre migliore.

Secondo:

I soggetti che si interessano alla verifica dell’esecuzione sono sempre maggiori e diversi.

Indipendentemente dalla dimensione dell’Azienda, in cantiere non vi è più solo la formale presenza di un Responsabile dell’installazione, ma spesso anche la Proprietà vuole assistere, vedere, conoscere, informarsi. Stesso dicasi, negli interventi più invasivi, in merito alla presenza di altre figure quali la DDLL, i funzionari dell’impresa Edile, i fornitori dei profili, etc.: qualsiasi sia stato il processo che ha portato alla necessità di realizzare un test in opera, tante sono state le richieste di partecipazione come “spettatori” che siamo stati lieti di accogliere positivamente.

Terzo:

Legnolegno continua ad operare quale Ente incaricato per le verifiche del Marchio Posa Qualità Serramenti, ma i contatti giungono ormai da esigenze molto più differenziate.

Collaudi di opere pubbliche, collaudi di importanti realizzazioni private, verifica del soddisfacimento di requisiti di capitolato molto elevati ed anche, come sempre, risoluzione di contenziosi.

Non solo: sempre più operatori del settore utilizzano i test in opera per la valorizzazione del proprio prodotto/sistema, avendone compreso l’enorme leva commerciale qualora gli esiti delle prove soddisfino le aspettative.


Registriamo fra l’altro un numero sempre crescente di richieste che provengono direttamente da soggetti privati. Anche questo aspetto riveste la sua importanza in quanto, sebbene spesso la cosa si limiti ad un ambito puramente informativo, rivela l’evidenza di quanto si diceva all’inizio: quando anche la “Signora Maria” ha sentito che esiste una norma che può tutelarla e vuole saperne di più, significa che è entrato in circolo un qualcosa che ormai coinvolge tutti.


Infine, non ultimo, ci preme sottolineare e ribadire che tramite i test in cantiere non sono rari i casi in cui si rilevino criticità più afferenti al prodotto che al sistema di posa, a dimostrazione che non è più scontato che un decadimento della prestazione sia da imputarsi necessariamente ad una non corretta installazione.


Entrando per un attimo nel merito dei numeri, che designano Legnolegno sempre più Ente di riferimento su questa materia, possiamo affermare che l’inverno appena concluso è stato davvero una “palestra” interessante.


Oltre 40 i test effettuati, dislocati in ben 12 regioni italiane, toccando davvero gli estremi profondi della nostra penisola, dalla provincia di Sondrio a quella di Ragusa.

Le Non Conformità rilevate, parziali o totali, si aggirano attorno al 27% del totale (prove eseguite per Marchio Posa Qualità o altro).

Ancora una volta è la permeabilità all’aria (Requisito 4.3 della norma) ad attestarsi quale problematica più ricorrente. Sono quasi azzerati i casi in cui si siano rilevate delle Non Conformità a più requisiti in un medesimo test, altro innegabile sintomo di progresso, così come va segnalata una decisa riduzione degli errori progettuali. Tuttavia, se da un lato tali percentuali rappresentano un incoraggiante e positivo miglioramento rispetto al passato, dall’altro rimangono comunque numeri rilevanti che pongono evidenza su quanto siano ampi i margini di miglioramento che ancora ci sono e su cui occorre lavorare.


Certo è che l’asticella si alza per tutti, i capitolati sono sempre più stringenti, i prodotti sempre più ricchi di accorgimenti tecnologici che però immettono nel sistema sempre più variabili di cui tenere conto. Insomma, se da una parte si migliora, dall’altra si chiede sempre di più.


Una nota certamente positiva, che ci teniamo a condividere, è senz’altro la maggiore prontezza e reattività nella risoluzione delle Non Conformità rilevate.

È innanzitutto il segnale della consapevolezza che la pubblicazione della norma comporta strumenti oggettivi di valutazione del proprio lavoro, e questa consapevolezza sortisce il duplice effetto di sentirsi chiamati alle proprie responsabilità ma anche di mettersi alla prova nella risoluzione di un problema.

Ma soprattutto è il segnale che guardando al prossimo futuro, anche per ciò che ancora va migliorato, vi è comunque un sentiero già tracciato su cui poter lavorare.


Ma su questo, come ormai consuetudine, ci aggiorneremo nella prossima primavera.



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Posa Qualità sbarca a CityLife

Legnolegno ha effettuato test in opera su un serramento campione in uno dei blocchi non ancora ultimati delle Residenze Libeskind

ANGELO POLENTA

Laboratorio Tecnologico LegnoLegno

Nel cuore di Milano, in quell’area in precedenza occupata dallo storico polo urbano della Fiera, sono ormai in via di ultimazione gli ultimi plessi residenziali del quartiere CityLife.

Un rivoluzionario progetto urbanistico, che fa del capoluogo lombardo una metropoli moderna e innovativa, viste anche le firme di prestigio dell’Architettura mondiale che vi hanno collaborato.

La filosofia del progetto è stata da subito orientata verso il connubio tra due fattori: la tecnologia e la sostenibilità. Da qui l’appellativo di “Quartiere più moderno d’Italia”, ma anche punto di riferimento e oggetto di studio ben oltre i confini nazionali.


Ogni aspetto è stato concepito in funzione di questo scopo: i criteri estetici non prescindono da una modernità tecnica che si mette al servizio delle ormai inderogabili necessità di risparmio energetico.

THANKS TO

Meuco
Wurth

Legnolegno ha avuto l’onore, e l’onere, di fare la sua parte in questo straordinario e ambizioso progetto: alla fine del 2022 infatti il nostro Laboratorio tecnologico è stato incaricato di eseguire un test in opera su un serramento campione in uno dei blocchi non ancora ultimati delle “Residenze Libeskind”.


La necessità, che ha portato al nostro coinvolgimento, era molto chiara: verificare i risultati attraverso evidenze sperimentali che potessero confermare la validità di una progettazione efficiente e che prevede materiali e sistemi tecnologicamente avanzati. Senza determinate risultanze, i requisiti sarebbero rimasti solo ed esclusivamente teorici.

È stato in questo contesto che si è inserito, nel posto giusto al momento giusto, il Marchio Posa Qualità, del quale Legnolegno è Laboratorio incaricato: a differenza di altri riconoscimenti di merito che circolano nel settore, questo marchio basa la sua forza sull’analisi sperimentale che avviene alla fine di un articolato percorso che riguarda la posa in opera dei serramenti:

corretta progettazione, installazione eseguita da personale formato e, dulcis in fundo, prova in opera.

Aderendo al Marchio, con un solo gesto il Serramentista ha potuto dare ampie garanzie alla Committenza sia sull’aspetto progettuale che su quello esecutivo, garanzie incontestabili a fronte di misure sperimentali effettuate alla presenza anche di soggetti che rappresentavano la Direzione Lavori.

Infatti, come è normale che accadesse in un caso come questo, l’esecuzione del test ha mosso l’attenzione della Committenza, della DL, dell’impresa esecutrice ed anche di importanti testate giornalistiche di settore.

Anche alla luce di questo, prudentemente il fornitore (ed installatore) di serramenti ha commissionato al nostro Laboratorio un sopralluogo preliminare in occasione del quale è stata eseguita una sorta di “pre-prova”: vista la delicatezza, l’importanza ed il prestigio del contesto, ci è parsa una scelta saggia che andava nella direzione di ottenere un risultato non solo conforme, ma eccellente.

È stata nostra cura, come sempre avviene, analizzare attentamente gli esecutivi progettuali, in modo da segnalare eventuali potenziali criticità prima ancora di qualsiasi sopralluogo.


Confortati dai risultati ottenuti in sede di “preprova”, nonché dalle analisi degli elaborati, intorno alla metà di dicembre siamo tornati sul cantiere per il fatidico test.


Il serramento campione era posto in un’unità abitativa di circa 80 mq al quinto piano, come detto di una delle residenze “Libeskind”.

È stata scelta una portafinestra a due ante avente una superficie complessiva di 4,7 mq.

Come sempre la prima analisi è stata termografica, eseguita a pressione ambientale. Essa ha evidenziato totale assenza di ponti termici di natura conduttiva, anche quando l’indagine si è concentrata sulla zona inferiore, classicamente ritenuta più critica.


Lo step successivo, sempre in base a quanto disposto dal regolamento del Marchio, è stato quello di eseguire lo studio ad infrarosso non più in condizioni di pressione ambientale, ma inducendo artificialmente una depressione nella stanza in cui era posto il serramento campione.


In questo modo, si permetteva all’aria di permeare verso l’interno attraverso eventuali punti di debolezza del sistema serramento. Ma anche dal punto di vista convettivo, i termogrammi non hanno riscontrato alcun ponte termico minimamente significativo.

L’assenza di criticità convettive è stata confermata attraverso l’utilizzo di un termoanemometro a filo caldo, ovvero uno strumento che rileva, puntualmente, la velocità del passaggio d’aria nel punto esatto in cui viene collocato. Ebbene, su tutto il perimetro dei giunti di posa sono state misurate infiltrazioni assolutamente irrilevanti, talora talmente minime da risultare impercettibili anche allo strumento.


Non solo: anche sul perimetro apribile del serramento si sono potuti registrare valori eccellenti, il che pone in evidenza come un’analisi in opera, pur misurando un esito d’insieme, è anche un inconfutabile strumento per verificare la qualità del solo prodotto.

Infine, sempre in condizioni di depressione indotta, è stato condotto il test di permeabilità all’aria secondo il requisito 4.3 della norma UNI 11673-4: tale prova misura in modo quantitativo il complessivo passaggio d’aria attraverso il serramento posato, escludendo dalla misura stessa tutto ciò che esula dal campo d’indagine.


Il risultato è stato straordinariamente positivo: dal serramento campione è stato rilevato un passaggio di aria di oltre 12 volte inferiore di quello che rappresenta il limite massimo per il mantenimento della classe dichiarata sulla documentazione CE del prodotto.

Raggiunto quindi lo scopo: non solo conformità, ma eccellenza.

In conclusione, come Istituto di verifica, l’augurio è che un simile caso di studio contribuisca a porre il focus sull’importanza della posa in tutte le sue sfaccettature: progetto, qualifica degli operatori e misure sperimentali. Il nostro settore va infatti in quella direzione, perché le esigenze di contenimento della spesa energetica ricadono su tutti e non riguardano solo i cantieri di grande prestigio, che hanno comunque il merito di muovere l’attenzione.


In quella direzione di strada ne è stata fatta tanta, ma tanta ve n’è ancora da fare.

I NUMERI DEL MARCHIO POSA QUALITÀ

15 aziende a Marchio Progettazione Posa Qualità Serramenti per un totale di

107 nodi qualificati

117 aziende a Marchio Posa Qualità Serramenti

Posa qualità serramenti come fare?

Il Marchio Posa Qualità Serramenti è stato promosso da tutte le Associazioni italiane rappresentative della filiera dei serramenti.

La procedura per aderirvi è molto semplice.

Infatti, dopo aver inviato la domanda al gestore sarà necessario allegare i seguenti documenti:

– visura aggiornata della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura competente da cui risultino l’iscrizione dell’impresa e i poteri di firma attributi

– dichiarazione in corso di validità di regolarità contributiva (DURC)

– attestato di partecipazione di un dipendente/collaboratore al corso di formazione sulla posa in opera dei serramenti a scelta tra quelli autorizzati del regolamento del Marchio.

Chi non dispone di questo attestato ha sei mesi di tempo dalla presentazione della domanda per qualificare un dipendente/collaboratore.

Dopo l’invio del contratto da parte del marchio e relativa controfirma dell’azienda rimane un ultimo passaggio che consiste nel selezionare un cantiere ove i nostri tecnici di Laboratorio si recheranno per l’esecuzione della prova in opera.

In caso di esito positivo, quindi superamento del test, l’azienda potrà fruire del servizio di assicurazione che sarà valida per cinque anni compreso il primo, a partire dalla data di ultimazione dei lavori di posa dei serramenti (estendibili a 10 con contratto di manutenzione).

Il Consorzio Nazionale Serramentisti Legnolegno rimane a disposizione per qualsiasi quesito o necessità.



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Tenuta all’aria da record!

Mettersi alla prova e stupire se stessi: il racconto dei test, secondo UNI 11673-4 per serramenti installati nel 2015

DANIELE CAGNONI

Titolare di Diemme Infissi® Collaboratore di LegnoLegno Tecnico certificato EQF4

Una casa in legno che guardava al futuro

È ancora poco chiaro cosa significhi effettuare verifiche edili non invasive e non distruttive.

Spesso le verifiche edili vengono ancora fatte con mazzuolo e scalpello, con il dire “voglio vedere cosa c’è lì sotto”.

Potremmo dire che tutto questo fa parte di un passato molto più polveroso, e non di un presente gestibile con tecnologie che permettono di non danneggiare niente ed uscire di casa senza lasciare polvere.

THANKS TO

In questo articolo potrai vedere le immagini di un test edile non invasivo, effettuato con 3 strumenti specifici, e immergerti nella realtà delle verifiche edili non invasive e non distruttive.


Il test di tenuta all’aria è una delle verifiche introdotte dalla norma UNI 11673 per la posa in opera dei serramenti. Serve a misurare la tenuta all’aria ottenuta con un serramento in opera, circoscrivendo il test al serramento e al suo perimetro.

È una verifica importantissima che evolve e migliora l’edilizia. Ci dà più controllo sul lavoro eseguito e un modo per confermare i risultati ottenuti. Se prima era un test molto raro, realizzato solo per costruzioni specifiche (case passive, edifici CasaClima) oggi fa parte della norma per la posa in opera dei serramenti.


Nel febbraio 2023 abbiamo effettuato questo test specifico su serramenti in pvc installati per un nostro cliente. L’installazione risale al 2015 ed è stata verificata dal laboratorio LegnoLegno secondo il protocollo Posa Qualità, in conformità con la norma UNI 11673-4.


Il risultato ottenuto ha sorpreso anche noi di Diemme.

In questo articolo trovi il racconto del test eseguito a casa di Alessandro Amabilia, clienti Diemme.

Illustrerò le diverse fasi che compongono il test di tenuta all’aria, le prestazioni che ci consentono di misurare e il risultato ottenuto nel nostro caso specifico.

Buona lettura

Protagonista di questo test è un lavoro che ho molto a cuore. Si tratta di na casa in legno a consumi quasi zero. Un edificio che già nel 2015 guardava al futuro, ancora oggi in grado di offrire risparmio energetico e prestazioni eccellenti.

Misurare il risultato di un’installazione fatta quasi 10 anni fa è stato emozionante. Fa parte della storia di Diemme Infissi e per noi è una tappa importante. Oltre a gestire serramenti e isolamenti, ho seguito questo intervento come consulente tecnico, dalla posa dei primi listelli, fino al lavoro completo.

Alessandro e Amabilia, i committenti, mi hanno incaricato di supervisionare tutte le fasi più complesse della costruzione e dell’assemblaggio.

Mi sono occupato di coordinare e scegliere gli isolamenti termici, le nastrature per la tenuta all’aria, la parte impiantistica, la ventilazione meccanica controllata centralizzata, la pompa di calore, il pavimento radiante e i serramenti.


I serramenti scelti per il loro intervento sono serramenti in pvc Internorm KF 410, un prodotto in grado di offrire altissime prestazioni termoacustiche, scelto per le sue caratteristiche tecniche e la sua estetica.

Test di tenuta all’aria secondo UNI 11673-4: il test specifico per verificare la tenuta dei serramenti

Vediamo adesso come funziona il blower door test A-Wert, il test che ci consente di misurare la tenuta all’aria dei serramenti secondo la norma UNI 11673-4.

Questa verifica prevede la messa in pressione e depressione del serramento installato.

Si esegue con una preparazione del serramento, isolato e nastrato, e con l’utilizzo di una strumentazione tecnica:

1. il blower door: un grande ventilatore in grado di spingere e estrarre aria simulando diverse intensità di vento;

2. la termocamera: uno strumento che ci consente di ottenere una resa grafica della prestazione termica del serramento.

Il blower door installato e pronto alla verifica

Il test deve essere fatto da un laboratorio accreditato. Nel nostro caso ci siamo affidati a LegnoLegno.

Prima di procedere al test c’è una verifica documentale.

Serve a controllare la congruenza tra:

• progetto di posa;

• installazione;

• prestazioni dichiarate.

Le prestazioni dichiarate dovranno essere in linea con quelle misurate dal test.

Nel nostro caso avevamo dei serramenti con tenuta all’aria classe 4, certificata da dal produttore.

Temperature sotto la media, una condizione di contorno particolare per il nostro test di tenuta all’aria secondo Norma 11673-4.

Questa verifica va fatta nei mesi invernali quando la differenza tra temperatura esterna e interna è marcata. Utilizzando la termocamera possiamo infatti verificare la dispersione e il passaggio d’aria dal serramento.

Nel nostro caso le temperature erano ben al di sotto della media. Abbiamo effettuato il test quando all’esterno erano -2°. Una temperatura che si raggiunge di rado nellenostre zone.


Una condizione particolare che ci ha permesso di misurare le prestazioni in modo ancora più chiaro, con uno sbalzo tra ambiente riscaldato e ambiente esterno ben oltre i 15°.

La fase di preparazione del test di tenuta all’aria secondo Norma 11673-4

Per prima cosa l’ambiente è stato predisposto per eseguire il test.

Anche se non si tratta di una verifica invasiva, l’abitazione ha un pavimento di pregio che andava protetto; dovevano transitare persone e strumentazioni all’interno di una casa abitata.

Dopo questo accorgimento siamo passati alla preparazione del test. Prima di eseguire la verifica vera e propria si procede con una termografia a pressione ambientale.


Ad occuparsi del test deve essere un operatore termografico certificato. Nel nostro caso gli operatori coinvolti erano certificati per le prove non distruttive di livello 2, in conformità con la norma UNI EN ISO 9712 per il settore civile.


La prima verifica è stata positiva.


L’analisi termografica non ha evidenziato ponti termici conduttivi. L’involucro edilizio è risultato uniforme, senza discontinuità nell’isolamento termico o nei componenti.

Eravamo pronti per la fase successiva

L’installazione del blower door e la verifica a ΔP 50 Pa

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Immagine La verifica termografica in depressione: Assenza di ponti termici convettivi connessi all’installazione.

Per eseguire il blower door test A-Wert si procede all’installazione della ventola, di solito nel telaio della porta interna.

Serve anche una postazione tecnologica: un PC con un programma specifico viene collegato alla ventola. In questo modo possiamo controllare il test e misurare la depressione dell’ambiente.

Quando tutto è stato predisposto, siamo passati alla prima verifica con la ventola in funzione.

In questa fase l’apparecchio crea una depressione nell’ambiente, stimolando l’infiltrazione d’aria. L’analisi termografica ci permette di avere una resa grafica del passaggio d’aria e delle variazioni termiche. Anche con il ventilatore a ΔP 50 Pa il test ha evidenziato l’assenza di ponti termici convettivi.

Il test di verifica della velocità dell’aria nei giunti di posa

Questa verifica è ancora più specifica. Il ventilatore lavora a ΔP 50 Pa;

il livello di depressione della stanza è misurato con un manometro digitale.

L’analisi è circoscritta ai giunti di posa. Vengono testati uno ad uno per misurare la velocità dell’aria che li attraversa.

I dati raccolti sono poi analizzati in laboratorio in modo da calcolare le perdite di ogni giunto.

Test di tenuta all’aria secondo Norma 11673-4 con il blower door test in azione ed il diaframma perfetto

Nella fase successiva quella che viene messa alla prova è la posa in opera del serramento.

Si tratta di un test molto severo che ci permette di capire come quel prodotto è stato installato.

Il serramento viene coperto da un telo che viene poi nastrato per creare una camera a tenuta.

All’interno del telo c’è un diaframma che misura l’entità del passaggio d’aria.

Se c’è un passaggio d’aria il telo si gonfia e ci permette di registrare quanta aria passa.

Il serramento oggetto di test di tenuta all’aria
Il serramento predisposto per il blower door test A-Wert

Ecco com’è andato il nostro test:


Siamo partiti con un diaframma di 30 mm.

Dopo la prima verifica il telo non si è mosso.

Non c’era quindi alcun passaggio d’aria misurabile.

Siamo passati al diaframma di 20 mm.

Anche in questo caso il telo non si è gonfiato.

Il test è stato ripetuto con un diaframma minuscolo, di soli 10 mm. Di nuovo il telo non ha fatto alcun movimento! Non c’era un passaggio d’aria misurabile.


A questo punto Giovanni Ciampa, il tecnico di LegnoLegno, ha ridotto ulteriormente il foro del diaframma, portandolo ad un diametro di circa 4 mm. Il telo ha finalmente fatto un piccolo movimento.

Non era ancora possibile quantificare la perdita.

Per farlo Giovanni ha dovuto aumentare i Pa previsti per il test, portando il ventilatore a lavorare ben sopra i 50.

Solo allora il telo si è leggermente gonfiato e ha consentito di misurare una minima dispersione.

L’infiltrazione d’aria misurata (serramento e posa in opera) era di 0,07 m3h.

Un risultato magnifico, forse il miglior risultato mai raggiunto in un test del genere a livello italiano.

La finestra installata, con una condizione di 50 Pa, condizione molto severa che fa da base per il test di tenuta all’aria secondo Norma 11673-4, ha un’infiltrazione pari a zero!

L’obiettivo era non superare gli i 2,0 m3h.

Quello che abbiamo ottenuto è un risultato 30 volte migliore di quanto previsto.

Cosa ci dice il risultato del test di tenuta all’aria secondo Norma 11673-4 eseguito nella casa di Alessandro e Amabilia

Abbiamo voluto osare mettendo alla prova un’installazione del 2015. Volevamo capire se il nostro sistema di posa in opera era effettivamente efficace, misurando anche la durata nel tempo dell’installazione.


Il risultato finale è andato ben oltre le aspettative, e ha sorpreso anche noi. Migliorare di 30 volte l’obiettivo del test, con un lavoro eseguito nel 2015, è una enorme soddisfazione.


Quello che ci dicono i dati ottenuti è che i prodotti sono stati installati bene, in conformità con la UNI 11673-1 e con materiali in grado di durare nel tempo, e non solo:

1. Abbiamo effettuato una corretta progettazione dei nodi di posa;

2. abbiamo installato il miglior controtelaio monoblocco

3. abbiamo installato il miglior serramento di marca Internorm

4. la nostra squadra di lavoro è stata spettacolare

5. abbiamo ottenuto il miglior risultato testato ad oggi

La dichiarazione del test di laboratorio

CONCLUSIONI

Il test di tenuta all’aria secondo Norma 11673-4 eseguito a febbraio nella casa di Alessandro e Amabilia è stata un’esperienza importante per noi di Diemme.


Abbiamo messo alla prova un lavoro di quasi 10 anni fa, ottenendo un risultato che ha superato anche le nostre aspettative.

É una grande soddisfazione, e la conferma di un sistema di installazione efficace, che funziona bene e che dura a lungo nel tempo.

Oggi abbiamo prodotti sempre più performanti e materiali in costante evoluzione, ma anche progetti con prestazioni sempre più importanti da ottenere, e riqualificazioni con basi di lavoro ricche di criticità da risolvere e mitigare.


Il caso di Alessandro e Amabilia diventa adesso un caso studio da evolvere e adeguare alle esigenze della nuova edilizia.



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NUMERI, CLASSI, PRESTAZIONI… Facciamo un passo oltre

Esecuzione di Analisi termica con e senza l’utilizzo dei prodotti di copertura e miglioramento della posa, i numeri e le conclusioni

DAVIDE BARBATO
Responsabile Qualità Laboratorio Tecnologico LegnoLegno

La frase non vuole essere una provocazione, vogliamo evidenziare quanto però sia importante non fare la “guerra dei numeri” ma tradurre in vantaggi concreti ciò che una prestazione, una classe, un coefficiente esprime.

La parola “Beneficio” nasce dal latino beneficium, composto da “bene” e dal tema di “fare”. Per questo sempre più aziende stanno investendo tempo e risorse nell’identificazione di “quanto” beneficio il proprio lavoro ed i propri prodotti generano per l’acquirente.

THANKS TO

Uno degli studi più impegnativi ed al contempo completi che abbiamo effettuato riguarda la verifica dei miglioramenti generati da prodotti, utilizzati in ambito di riqualificazione energetica, atti a RIDURRE gli INTERVENTI INVASIVI e MIGLIORARE SITUAZIONI CRITICHE quali DAVANZALI PASSANTI, CONTROTELAI METALLICI, ECC. (v. immagine A, B, C).

La domanda che l’azienda che ci ha commissionato l’analisi si è posta è stata molto semplice, anche se la risposta risulta complessa e laboriosa: “Quanto e come l’utilizzo dei nostri prodotti migliora effettivamente il contesto nei quali vengono applicati?”

Immagine A
Immagine B
Immagine C


Analisi termiche di progetto

Nell’analisi termica eseguita abbiamo messo in relazione la medesima situazione (muratura con cappotto) con e senza l’utilizzo dei prodotti di copertura e miglioramento della posa (v. immagine 1, 2).

Il confronto dei dati, che al momento sono solo numeri e coefficienti e sarà da tradurre in vantaggi, è riportato nella tabella A.

Il miglioramento cosi come il beneficio per la committenza è evidente.

Immagine 1: Installazione di nuovo serramento su struttura muraria con cappotto posto in ambito riqualificazione dell’edificio.
Immagine 2: Installazione di nuovo serramento su struttura muraria con cappotto e utilizzo di copertura isolata sul davanzale e sulla spalletta.
Tabella A Confronto dei dati tra l’utilizzo o meno degli elementi di copertura isolata sul davanzale e sulla spalletta su muratura con cappotto è riportato nella tabella seguente.
Immagine 3: Installazione di nuovo serramento su struttura muraria tradizionale con davanzale passante.
Immagine 4: Installazione di nuovo serramento su struttura muraria tradizionale con davanzale e spalletta di copertura isolati.

ATTENZIONE

Il caso appena analizzato prevedeva la situazione di partenza con cappotto sulla muratura; siamo quindi in una situazione non tra le più critiche.


Cosa avviene invece in tutti i contesti dove non c’è cappotto e si vuole procedere con la sostituzione dell’infisso senza intervenire sull’opera muraria al contorno del serramento?


In tale contesto, anche con l’installazione di un serramento con alte prestazioni, permane una situazione di grande criticità: muffe, condense e dispersioni energetiche, legate alla presenza del davanzale in marmo o della spalletta non isolata, sono tra le principali problematiche che il privato:


A. non considera al momento dell’intervento, spesso perché non ne conosce le future conseguenze;


B. si trova ad affrontare a poca distanza dalla sostituzione, spesso addebitando i problemi al serramento. (v. immagine 3, 4)


Il confronto dei dati, che poi tradurremo in vantaggi, tra l’utilizzo o meno di davanzale e spalletta di copertura isolati su muratura tradizionale comporta una differenza importante e significativa, in termini di vivibilità e benessere (v. tabella B).

Tabella B – Confronto dei dati tra l’utilizzo o meno di davanzale e spalletta di copertura isolati

Le analisi in opera

Spesso il mondo della progettazione deve trovare un compromesso con il mondo reale; non sempre, per i motivi più vari, è possibile riprodurre fedelmente e senza modifiche quanto definito in termini di progetto.

Per questo, oltre che verifiche analitiche approfondite, è stata prevista una indagine in opera.

Il cantiere preso in considerazione presentava serramenti da sostituire con il giunto di posa che non è stato manutenuto sin dal momento del montaggio degli infissi.


In tale condizione abbiamo effettuato una indagine termografica che andasse a considerare:


• Serramento installato su muratura tradizionale, senza nessun intervento di miglioramento;

• Serramento installato su muratura con cappotto;

• Serramento installato su muratura con cappotto e utilizzo di davanzale e spalletta di copertura isolati (v. immagini 5, 6).

Le verifiche in opera, seppur legate alla criticità di un serramento vetusto, hanno mostrato un graduale miglioramento del contesto (vedi tabella C).

Immagine 5: Vista esterna del serramento anni 70 in appoggio su muratura sulla quale è stato rimosso il cappotto
Immagine 6: Vista esterna del serramento anni 70 con davanzale e spalletta di copertura isolati.
Vista interna del serramento anni 70

Quali vantaggi e quali benefici

“La comunicazione perfetta esiste. Ed è un litigio.” (cit. Stefano Benni)

Il confronto è spesso l’unico modo per poter rispondere realmente alle domande, alle necessità ed a volte alle obiezioni del mercato.

I valori termici indicati possono essere quindi definiti come elementi prestazionali, numerici e tecnici; al contempo possono però essere tradotti e comunicati come beneficio, miglioramento e soddisfazione di esigenze ben specifiche.

La qualità di un prodotto, o un prodotto di qualità, deve essere in grado di rispondere alle esigenze implicite ed esplicite del committente.

Tabella C

SISTEMA APPLICATO A MURATURA CON CAPPOTTO

CONFRONTO DEI BENEFICI TRA L’UTILIZZO O MENO DI TERMOSOGLIA E TERMOIMBOTTE SU MURATURA CON CAPPOTTO.

Lo abbiamo evidenziato e descritto; il beneficio in una situazione di sostituzione di serramenti nel quale non si possano effettuare opere di muratura si concretizza in un vantaggio assoluto.

Confronto dei benefici tra l’utilizzo o meno di Termosoglia e Termoimbotte su muratura con cappotto.

Conclusioni

Tutti i dati indicati, le indagini eseguite e le verifiche effettuate sono casi studio; sono contesti analizzati profondamente e, profondamente, messi in discussione.

Ciò non toglie che, proprio per la trasparenza dei dati, nella comunicazione con il cliente va considerato che ogni possibile situazione, legata a cantieri sempre diversi e contesti sempre più vari, possa determinare valori differenti da quelli espressi, sia in ottica migliorativa che in ottica di decadimento di alcuni valori.

La possibilità offerta dagli studi descritti, non è quella di fornire valori che sicuramente siano sovrapponibili al cantiere da realizzare, ma fornire una ampia banca dati, che possa far comprendere al nostro interlocutore cosa l’azienda è in grado di offrire in termini di benefici attraverso il proprio lavoro.

N.B.: Questi risultati riguardano la prima fase del progetto, sul prossimo numero presenteremo la conclusione con i dati aggiornati.



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L’obbligo formativo per l’utilizzo diisocianati

Corretto uso delle schiume Poliuretaniche. Chiarimenti e informazioni

STEFANIA LUPPI

Resp.le Centro Formazione Impresa LegnoLegno

Il 24 febbraio è entrata in vigore la prima parte della restrizione n. 74 del REACh, introdotta nell’allegato XVII dal Regolamento (UE) 2020/1149, che riguarda i prodotti a base di diisocianati.

I prodotti che possono contenere diisocianati sono moltissimi, in particolare resine bicomponenti, adesivi, sigillanti, rivestimenti, schiume, vernici e pitture: l’ambito applicativo può spaziare dalle carrozzerie, a molte lavorazioni dell’edilizia, alla produzione di mobili (in particolare di imbottiti) o di componentistica per l’automotive.

Sono componenti chimici di base per schiume poliuretaniche e sigillanti, normalmente utilizzati nella posa dei serramenti.

THANKS TO

L’imminente obbligo chiama in causa l’intera filiera del serramento: produttori di prodotti, distributori e utilizzatori quali serramentisti ed installatori.

I FORNITORI, intesi come produttori e distributori, sono coinvolti dal Regolamento Europeo UE 2020/1149 nella tutela dell’utilizzatore del prodotto, infatti al distributore viene chiesto di:

  • mettere in vendita, dal 24 febbraio 2022, esclusivamente bombolette riportanti sull’imballaggio la seguente dicitura, visibilmente separata dalle altre informazioni riportate sull’etichetta: «A partire dal 24 agosto 2023 l’uso industriale o professionale è consentito solo dopo aver ricevuto una formazione adeguata». (Ad esclusione di prodotti in cui la concentrazione di diisocianati, componente del prodotto o singola molecola, sia inferiore allo 0,1% in peso).

  • informare il cliente professionale dell’obbligo di frequentare un corso sul corretto uso dei prodotti contenenti diisocianati e superamento dell’esame relativo (ad esempio: cartellonistica sui punti di distribuzione e PEC informativa ai clienti ricorrenti)

  • indicare agli utilizzatori professionali dove e come poter ricevere la formazione adeguata rispetto al corretto uso dei prodotti; è anche possibile proporre soluzioni complete (corso + esame) in linea con il regolamento Europeo e rispettoso delle caratteristiche formative tipiche della formazione in materia di sicurezza dei lavoratori.

Essendo i diisocianati sostanze pericolose, in grado di provocare malattie professionali e gravi patologie (tra cui asma, malattie cutanee e respiratorie di vario genere) l’Unione Europea ha stabilito che gli UTILIZZATORI professionali avranno l’obbligo di una specifica formazione a scadenza quinquennale, da completare con esito positivo entro il 24 agosto 2023, che prevede un modulo di formazione generale.

Il Regolamento Europeo stabilisce anche gli argomenti da trattare durante l’attività formativa, volta alla tutela della salute dei lavoratori, a seconda di come i prodotto contenenti diisocianati vengono utilizzati.

Riassumendo:

Il corso sull’uso dei diisocianati deve essere frequentato perché:

1. È obbligatorio da Regolamento Europeo UE 1149 del 2020 e fa parte dei percorsi formativi obbligatori per la salute e la sicurezza dei lavoratori;

2. Dal 24 agosto 2023 gli operatori non in possesso della prova documentale del superamento dell’esame a seguito della formazione obbligatoria, non potranno utilizzare prodotti contenenti diisocianati ;

3. Il corso consente agli operatori di imparare ad utilizzare questi importanti prodotti per l’installazione in sicurezza e salvaguardando la propria salute e quella degli altri.

I temi obbligatori da trattare relativamente alla Posa in opera dei serramenti con materiali contenenti diisocianati sono:

A. formazione di base sulla chimica dei diisocianati;

B. tossicità dei prodotti e limiti di esposizione;

C. uso delle attrezzature di protezione individuali;

D. corretto comportamento per l’utilizzo dei prodotti e la prevenzione dell’insorgenza di malattie professionali;

E. formazione di livello intermedio, quale ulteriori aspetti basati sui comportamenti, valutazione delle istruzioni di sicurezza esistenti, i rischi connessi ai processi applicativi.

L’attività deve obbligatoriamente terminare con il superamento di esame finale, a verifica dell’apprendimento dei contenuti trattati.

Chi deve essere il formatore del corso sui diisocianati:

La formazione deve essere condotta da un esperto in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con competenze acquisite attraverso una pertinente formazione professionale.

Le responsabilità:

dei Produttori di prodotti contenenti diisocianati:

sulla confezione deve comparire obbligatoriamente la scritta: “A partire dal 24 agosto 2023 l’uso industriale o professionale è consentito solo dopo aver ricevuto una formazione adeguata”

Dei Datori di lavoro:

A. Devono garantire e documentare che gli utilizzatori di prodotti contenenti diisocianati abbiano completato con esito positivo una formazione sull’uso sicuro dei diisocianati e quindi entrino in possesso del documento che lo attesti, prima di utilizzare le sostanze o le miscele.

In caso di mancata erogazione della formazione, il datore di lavoro ha responsabilità civili e penali, tanto che l’inadempimento degli obblighi si traduce in alcuni casi in sanzione amministrativa pecuniaria.

I controlli potranno essere eseguiti dalle Asl locali, dall’Ispettorato del Lavoro e dai controllori Reach.


B. Devono fornire ai propri dipendenti gli specifici DPI e sorvegliare sul loro corretto utilizzo.
La formazione deve essere rinnovata ogni 5 anni.

LegnoLegno nell’ambito della propria attività formativa ha deciso di offrire alla filiera un servizio di formazione, in linea con il Regolamento Europeo e rispettoso dell’Accordo Stato Regioni in materia di sicurezza dei lavoratori.

Il corso proposto è specializzato per gli installatori di serramenti, quindi affronta esclusivamente i temi specifici e necessari per questo tipo di lavoratori e comprende:

A. Esame finale con attestato relativo al superamento dello stesso,

B. disponibilità all’assistenza post-corso all’azienda, in materia di sicurezza.

Per informazioni sulle date, costi e contenuti è possibile consultare il calendario dei corsi sul sito www.legnolegno.it/events o contattare stefania.luppi@legnolegno.it

Ti ricordiamo che la scadenza si avvicina rapidamente. Dal 24 agosto 2023 gli operatori non in possesso dell’attestato non potranno utilizzare schiume poliuretaniche.


Investi nella tua sicurezza professionale.



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CAM i requisiti che interessano ai serramentisti

Stefano Mora

Direttore
Consorzio LegnoLegno

A seguito dell’approccio europeo in materia di acquisti delle Pubblica Amministrazioni (GPP – vedi box 1), in data 6 agosto 2022 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo Decreto del MiTE del 23 giugno 2022, relativo ai “Criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di progettazione di interventi edilizi, per l’affidamento dei lavori per interventi edilizi e per l’affidamento congiunto di progettazione e lavori per interventi edilizi”, più noto come Decreto “CAM Edilizia”.

THANKS TO

Si consideri che il Decreto è formalmente in vigore a partire dal 6 dicembre 2022.


I “Criteri Ambientali Minimi” (indicati con l’acronimo CAM) sono in sostanza una serie di requisiti definiti dal Ministero della Transizione Ecologica per le varie fasi del processo di acquisto, volti a individuare le forniture, servizi e lavori migliori sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita.


Ovviamente, nel caso dei CAM Edilizia, tali requisiti sono relativi a tutti gli interventi di progettazione e realizzazione di nuove costruzioni o di interventi di ristrutturazione/riqualificazione di edifici esistenti, compresi gli interventi di fornitura e/o sostituzione di serramenti.


E’ bene ricordare anche l’ambito di applicazione del Decreto, formalmente limitato agli interventi della Pubblica Amministrazione. In questo caso, le Pubbliche Amministrazioni devono far riferimento ai requisiti CAM nella stesura dei documenti di gara e devono anche indicare il maggior punteggio da assegnare alle offerte che presentano un minor impatto sulla salute e sull’ambiente.


Pur specificando questo ambito di applicazione, si ricorda che è lecito presumerne anche ricadute (più o meno complete) anche in altre tipologie di interventi o per altre tipologie di Committenti; più specificatamente, come già avvenuto in passato, alcuni dei requisiti CAM vengono poi introdotti e considerati anche negli interventi di costruzione o ristrutturazione del mercato “privato”, in quanto ritenuti utili e significativi dai Committenti e dai Progettisti.


E’ quindi possibile immaginarsi una sorta di “effetto di trascinamento” in altri mercati, non prettamente legati agli interventi della Pubblica Amministrazione; attenzione quindi ai prossimi contratti e capitolati tecnici, che andranno consultati con attenzione.

Nell’ambito del Decreto, molti sono i requisiti (“base” o “premiante”) che, direttamente o indirettamente, possono riguardare la fornitura e l’installazione di serramenti.


Una sorta di sintetico riepilogo di tali requisiti (senza pretese di esaustività), può essere il seguente:

1. In sintesi finale, è importante considerare quanto segue:Nelle prossime forniture o gare per interventi con Committenza pubblica (piccoli o grandi interventi che siano), sarà bene controllare con attenzione la documentazione, verificando le richieste contrattuali e capitolari;


2. È utile iniziare per tempo a prepararsi a questi requisiti (o quantomeno ai principali), poiché la tendenza del mercato sarà, in generale, in questa direzione;


3. E’ importante “cogliere il segnale”, cioè considerare la «direzione» che il mercato prenderà nei prossimi anni. Sostenibilità, risparmio energetico e salute saranno i «motori» di sviluppo;


4. Questi nuovi requisiti diverranno, di fatto, un sistema che premierà:

  • Prestazioni documentate e certificate
  • Mantenimento in opera delle prestazioni dei prodotti
  • Sistemi di etichettatura ambientale (EPD, ecc.)
  • Qualificazione e certificazione delle competenze


Sono tutte questioni delle quali in realtà si discute da tempo, ma che ora stanno arrivando a concretezza operativa.

Approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita.



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